di fra Felice Autieri, OFMConv. - La Pasqua è per S. Francesco l'occasione per cantare la vittoria del Signore sulla morte, mediante il dono della vita. Nell'Ufficio della passione (cfr. Fonti Francescane n. 292), Francesco dedica un salmo intero a questa celebrazione della vittoria del Signore e alla sua accettazione nella storia della nostra salvezza:
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha fatto cose meravigliose (…).
Questo è il giorno fatto dal Signore: esultiamo in esso e rallegriamoci.
Cantate inni al Signore.
Il Poverello invita noi tutti a cantare il canto nuovo dell’Agnello immolato e risorto. La Pasqua è per Francesco il giorno della manifestazione gloriosa del Signore risorto e della sua splendida bellezza.
San Francesco come Gesù, essendo l’alter Christus, seduce gli uomini e le donne d’ogni tempo. Il suo ascendente, ancora oggi, non è quello del mercante convertito, del penitente o del povero che soffre, né del mistico stigmatizzato. C’era una preoccupazione inquieta, nonché una freschezza e una spontaneità incomparabile, nelle parole di fra Masseo che, incontrando il Poverello, gli chiese:
Dico, perché a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti e d’udirti e d’ubbidirti? Tu non se’ bello uomo del corpo, tu non se’ di grande scienza, tu non se’ nobile; onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?(Fonti Francescane n. 1838)
La Pasqua, infatti, è l’inizio di un mondo nuovo, riconciliato, reso più fraterno. Francesco era bello, ed è bello, perché è un uomo riconciliato, è una creatura pacificata che pacifica. D’altronde il Cristo risorto è colui che per la prima volta chiama i discepoli “fratelli” e dona loro la “pace” e lo “Spirito”. Cristo si è offerto come servo per i suoi fratelli e per ciascuno di noi. Francesco tiene a cuore due testi dei Vangeli nel ripensare alla Pasqua:
Prima della festa di Pasqua, sapendo che era giunta l'ora per lui di passare da questo mondo al Padre suo, Gesù che aveva amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.(Gv 13,1)
La Pasqua, allora, è l'inizio di un modo nuovo d'intendere i rapporti con gli altri e di programmare il futuro: è il sì di Dio per sempre verso l'uomo; è l'offerta concreta della nostra riconciliazione, un'esperienza vera di perdono e di comunione. L'inizio di un nuovo dialogo nel Verbo fatto carne, crocifisso e risorto tra il Padre e l'umanità. Dall'esperienza dell'amore crocifisso e risorto, il Poverello si è sentito sollecitato alla sequela, alla conversione, all'obbedienza, cercando di compiere la volontà del Signore in tutte le cose. Nel Getsemani, la volontà di Cristo si esprime proprio nel volere ciò che vuole il Padre. È il Padre vuole la salvezza del mondo, cioè che l'umanità si scopra amata da Dio, che veda che è Dio a fare il primo passo e a consegnarsi nelle mani dell'umanità, ritenendo gli uomini degni del suo affidamento. Per Francesco, dalla Pasqua di Cristo s'impara ad amare con amore di compassione, sino alla fine provando le miserie dell'altro. Si può amare il prossimo solo con amore di compassione. La compassione rende l'amore uguale per tutti.
Auguriamoci, per questo tempo di Pasqua, di diventare tutti più belli, splendenti nel volto, perché segnati sulla fronte e nel cuore dal sangue dell’Agnello, il Crocifisso-Risorto. A Pasqua nasce la nuova fraternità, nasce la Chiesa, fatta di persone che si sentono amate e riconciliate con Dio e tra di loro per mezzo di Gesù Cristo, il Vivente.