Il saluto di fra Andrea VAONA, pro-Vicario della Provincia Italiana di Sant’Antonio di Padova, all'incontro "Dio mi donò un fratello. A ottocento anni dall’incontro di sant’Antonio con san Francesco" - sabato 29 maggio 2021 nella Sala stampa del Sacro Convento.
"Cari confratelli, gentili ospiti, mi faccio portavoce del confratello fr. Roberto Brandinelli, superiore provinciale della Provincia Italiana di Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori Conventuali, per porgere il saluto e il ringraziamento per la realizzazione di questo evento significativo ed importante.
Con il suo, anche il saluto dei miei confratelli della giurisdizione dell’Ordine che corrisponde all’area geografica del nord-Italia nella quale frate Antonio DA Lisbona venne inviato per Obbedienza e per Provvidenza dopo l’esperienza del Capitolo delle Stuoie e l’incontro con san Francesco, che oggi giustamente celebriamo qui ad Assisi.
Fr. Roberto è impossibilitato ad essere con noi oggi perché si trova in Portogallo per incontrare i frati della nostra Delegazione provinciale che animano una presenza francescana conventuale nelle comunità di Lisbona, Coimbra e Viseu: una presenza voluta alcuni decenni fa dall’Ordine per rinsaldare il debito di riconoscenza con la terra lusitana che ci ha donato un fratello santo come Antonio da Lisbona.
Un uomo di Dio pure così capace di spendersi nei luoghi dove la provvidenza lo ha inviato, tanto da essere poi più noto (e poi canonizzato) come frate Antonio DI Padova!
Proviamo una grande gioia e pure senso di responsabilità nell’avere in custodia da otto secoli la presenza viva del nostro fratello maggiore Antonio.
Parlo di presenza viva perché chi conosce il fenomeno devozionale antoniano sa bene che a Padova non ci sono solo reliquie insigni e molto ben conservate di un uomo del XIII secolo: a Padova si perpetua quotidianamente l’incontro di pellegrini e devoti (e pure turisti più o meno distratti!) con sant’Antonio di Padova.
Un incontro sempre personale e confidenziale che nemmeno il tempo più difficile della pandemia ha arrestato del tutto.
Un incontro che in diverse forme e modalità confluisce nel binomio simbolico “vangelo e carità” che da tempo ormai contraddistingue l’operato di Antonio, chiamato come tutti sanno nelle nostre terre semplicemente: “il Santo”.
Annuncio della Parola di Dio e vita nella Parola di Dio; frutti di carità e amore verso soprattutto i più bisognosi scaturiti dall’esempio dato in vita da Antonio e perpetuato nei secoli dai tanti suoi devoti che insieme ai frati hanno raggiunto e raggiungono tante situazioni di povertà in tutto il mondo.
Una curiosità.
Noi frati restiamo ancora un bel po’ stupiti quando non poche persone - venendo a Padova - ci narrano il loro sant’Antonio, la loro devozione, e si relazionano con noi frati chiamandoci “frati antoniani”. Pensando che sant’Antonio abbia fondato un suo ordine o congregazione!
Pochi sanno che le divisioni nell’Ordo Minorum sono molto più tardive rispetto all’esperienza del primo francescanesimo, e il nostro abito nero o grigio scuro non da tutti è riconosciuto come abito francescano.
Allora è bello “stupire” questi ospiti e pellegrini raccontando loro di Antonio francescano e vissuto nello stesso tempo di san Francesco... e il fatto che si siano pure conosciuti!
Siamo pertanto molto contenti di questi eventi riferibili anche al progetto “Antonio 20-22” perché aiuteranno moltissimi a venire a conoscenza di questo bellissimo rapporto tra due grandi santi e le dinamiche provvidenziali che Dio ha operato attraverso di loro: attraverso la loro obbedienza a Lui, a Dio.
E’ bello sottolineare oggi che la presenza viva di Antonio di Padova e i suoi incontri con quanti ne nutrono la devozione nasce prima di tutto dall’incontro del giovane Fernando di Lisbona con Dio, al punto da sentire la chiamata vocazionale tra i canonici agostiniani di Lisbona prima e di Coimbra poi.
Questo incontro centrale di fede e di progetto di vita si purifica poi con l’incontro con i frati francescani Berardo, Pietro, Ottone, Accursio e Adiuto: il loro martirio spingerà Fernando a cambiare famiglia religiosa (entrando nell’Ordo Minorum) e nome: Antonio.
L’incontro con la malattia spegne l’ardore per il desiderio di martirio; l’incontro con l’esperienza drammatica di un possibile naufragio e comunque il mancato ritorno in terra natia mette Antonio in una condizione di estrema povertà e di bisogno di aiuti provvidenziali.
Tanti incontri e mediazioni che preparano l’incontro oggetto del nostro ritrovarci oggi…
A questo punto Antonio incontra NELLA grande fraternità convocata ad Assisi IL fratello Francesco di cui aveva solo sentito parlare da testimoni e da altri uomini affascinati dal carisma che Francesco stava suscitando.
Antonio incontra LA fraternità quando terminato il Capitolo si trova da solo, ma scelto da frate Graziano - responsabile dei frati delle terre di Romagna - perché si possa recare nella piccola comunità francescana eremitica a Montepaolo (nelle colline non lontano da Forlì), dove certamente il suo essere frate minore ma pure presbitero avrebbe portato il dono sacramentale dell’eucaristia e della riconciliazione per quella fraternità.
Eucaristia e riconciliazione: quanto ne parla Francesco nei suoi scritti!
Antonio non ha lasciato memorie scritte dell’incontro con Francesco.
Ci piace accogliere questa mancanza di informazioni come il segno di un incontro molto intimo e profondo, ineffabile.
Le relazioni tra i due - come sappiamo - non dovettero però interrompersi: la traccia della famosa lettera di Francesco ad Antonio (di cui si parlerà anche più tardi) ne sono l’indizio più evidente.
L’ultimo incontro dei due è addirittura vissuto nella categoria del soprannaturale.
Lo vediamo anche qui ad Assisi immortalato da Giotto nel ciclo di affreschi della Basilica Superiore sulla traccia della testimonianza di Bonaventura da Bagnoregio (Legenda maior, IV,10): ad Arles nel 1224 (Francesco vivente!) mentre frate Antonio di Padova sta predicando con efficacia ai frati riuniti in Capitolo, san Francesco appare benedicente ed è visto da frate Monaldo che «guardando verso la porta della sala dove erano tutti radunati, vide il beato Francesco sollevato in alto, con le braccia distese a forma di croce, in atto di benedire i fratelli. E tutti i presenti sembravano essi stessi investiti dalla consolazione dello Spirito Santo, e ripieni di gaudio salutare trovarono assai credibile il racconto dell’apparizione e della presenza del gloriosissimo padre».
Ogni giorno, quando passo nella cappella delle reliquie della Basilica di Padova, vedo la tonaca originale di sant’Antonio aperta e distesa a forma di croce/tau come la volle s.Francesco…: e ripenso a quella prodigiosa benedizione...
Viviamo con intensità oggi questo evento-memoriale.
Nel poco che sappiamo dell’incontro contempliamo il molto che lo Spirito di Dio ha saputo suscitare e di cui siamo ancora grati testimoni".