Secondo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo scudo all'interno di uno stemma contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro.
Quello del card. Gambetti è lo scudo rinascimentale detto a “testa di cavallo”, che ha una radicata e diffusa tradizione d’uso nell’araldica ecclesiastica. Il suo motto:
Omnibus subiecti in caritate
riprende le espressioni di Pietro (2,13) e di Paolo (Ef 5,21) che sono entrate nella spiritualità francescana attraverso lo sguardo del Santo rivolto al Cristo povero e crocifisso del quale ripercorre le orme nello svuotamento di sé e nel servizio ad ogni creatura come frate minore: “non facciano liti né dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio” (Rnb XVI,6).
Il “capo” dello scudo è occupato dal simbolo dell’ordine francescano (il braccio di Cristo incrociato con il braccio di San Francesco e con la croce sullo sfondo, entrambi con le mani stimmatizzate): fra Mauro porta con sé la memoria e l'esperienza spirituale dell'Ordine dei frati Minori Conventuali.
Sul resto dello scudo campeggia figura principale il pellicano, altro simbolo evocativo e significativo per i francescani.
Il Pellicano è posto sul trimonzio, il simbolo di tre monti, a sostituire la croce quale simbolo del sacrificio di Cristo sul Golgota. In questo modo il monte araldico, presente secondo la tradizione nella simbologia francescana e del Sacro Convento di Assisi, mantiene forte la sua evocazione del Calvario.
Le gocce di sangue con cui il pellicano nutre i propri piccoli, si diffondono anche attorno all'uccello, ad esprimere il dono smisurato ed universale della carità che si diffonde dalla Croce di Cristo.