Nel secondo episodio del ciclo delle Storie di San Francesco, nella chiesa superiore della Basilica di Assisi, Giotto raffigura Francesco che, reduce da una malattia, incontra un nobile decaduto. Il cammino di conversione inizia proprio dalla commozione di fronte alla miseria del povero. Spinto dal desiderio di aiutarlo a nasconderne la vergogna - come racconta San Bonaventura - Francesco immediatamente si toglie il mantello e lo dona all'altro per rivestirlo di dignità.
L'affresco descrive Francesco come l’uomo giusto che, fatta esperienza della propria debolezza, cerca di ricomporre una situazione di squilibrio. Siamo in un’epoca di sconvolgimenti sociali nuove classi di mercanti e artigiani si stanno arricchendo, mentre è in declino la nobiltà feudale. L’atto di misericordia di Francesco richiama, inoltre, un fatto ancor più scandaloso della sua storia: il farsi prossimo ai lebbrosi da lui raccontato nel Testamento.
L’equità che contraddistingue il giusto misericordioso emerge nell'atto di rinuncia del proprio per condividerlo con l’altro nel bisogno, preoccupato più del bene comune che del proprio benessere; è il primo passo per lasciare l’uomo vecchio e rivestirsi dell’uomo nuovo.