Felice Autieri, uno degli organizzatori della mostra "Economia fraterna", che resterà allestita nel Sacro Convento fino alla prossima estate e che potrà essere visitata quando le norme anti-Covid lo consentiranno, ha intervistato Diego Becce e Andrea Carabelli, interpreti dello spettacolo teatrale "Cantico €conomico", di Giampiero Pizzol da un'idea di Oreste Bazzicchi per la regia di Matteo Bonanni.
Cosa ha suscitato in voi la conoscenza della figura di San Francesco nel rapporto all'uso del denaro?
Becce: Prima di lavorare a questo spettacolo avevo conosciuto la figura di San Francesco soltanto a livello scolastico. Durante lo studio del personaggio, le prove e il confronto con i miei colleghi di scena ho avuto modo di conoscere un San Francesco "diverso". Ho potuto apprezzare come San Francesco sia da considerare innovativo e attuale. Ha un rapporto con il denaro che è libero e non vincolato allo stesso, un rapporto che mette al centro la persona e non il denaro. In conclusione posso dire che sia stata una sorprendente scoperta.
Carabelli: Mi ha colpito essenzialmente un passaggio. San Francesco ama la povertà ma detesta la miseria. La moderazione materiale cioè non è amata in se stessa ma perché è la condizione per essere veramente noi stessi ed essere quindi più aperti all’incontro con Cristo. San Francesco cerca costantemente un rapporto costante con Gesù. E capisce che questo può avvenire solo attraverso la regola della povertà, chiave certa per fare un’esperienza pienamente cristiana. Ciò non significa che l’indigenza sia da desiderare, tutt’altro: San Francesco ama tutto del Creato, anche i beni della terra e quello che se ne può ricavare. Ma si auspica che il lavoro dell’uomo possa prolificare ed essere un vantaggio per tutta la società.
Come operatori del mondo del teatro, qual è il vostro giudizio critico verso l'apporto del francescanesimo all'economia?
Becce: Come accennavo prima la cosa che più mi ha colpito è che prima del denaro viene la persona. Si tratta di un punto di vista diverso e sicuramente più umano dove l'interesse è spostato sulla persona e non solo sul denaro. Una frase del testo che mi ha colpito molto è: "che cosa porta come garanzia?". La garanzia è l'uomo, la persona in quanto individuo aldilà di quello che possiede o non possiede. Questo mi ha colpito perché ribalta completamente il punto di vista economico. Siamo persone e non banconote che camminano. Non dico di escludere il denaro dall'economia ma semplicemente di cambiare la prospettiva di scambio. Questo pensiero francescano potrebbe essere un punto di partenza e quest'ultima frase può essere anche vista come una domanda, infatti, affrontando il testo, me la sono posta più volte.
Carabelli: Questa esperienza artistica fatta attraverso la realizzazione di un video teatrale è la dimostrazione che il teatro può essere uno strumento di conoscenza. E’ un altoparlante per il mondo: ciò che rischierebbe di stare chiuso nelle parole di un libro o di un professore, attraverso il teatro ha la possibilità di essere conosciuto anche in luoghi non accademici. Il teatro impone che i concetti vengano esplicitati in forma di dialogo e quindi in termini realistici e quotidiani e soprattutto il teatro è parola detta, pronunciata e quindi più vera e viva. E’ bello questo connubio tra cose così importanti come l’apporto del francescanesimo all’economia e il teatro come forma di conoscenza popolare. E questo metodo San Francesco lo avrebbe sicuramente apprezzato.
guarda il trailer di "Cantico €conomico".