Le stanze di san Giuseppe da Copertino in Assisi - di Felice Autieri, OFMConv.
A seguito dell’accordo tra l’Ordine e il S. Uffizio, il 25 aprile 1639 S. Giuseppe da Copertino fu inviato nella comunità del Sacro Convento, dove giunse il 30 aprile 1639 accolto dal Custode fr. Ludovico da Castelbolognese. La scelta di Assisi ebbe come obiettivo quello di tutelare il religioso dagli innumerevoli occhi indiscreti, salvaguardandone la pace e la tranquillità.
Qui poté contare sulla vicinanza e la presenza di fr. Eutizio da Montevecchio, maestro dei novizi, e fr. Gabriele Rusconi da Caravaggio, noto per la solidità della vita spirituale, che fu suo confessore. Appena giunto fu sistemato provvisoriamente in una delle dodici stanze della foresteria, che si estendeva fuori dalla clausura verso l'oratorio di S. Bernardino.
La sua permanenza fu di breve durata infatti poco dopo il suo arrivo, a seguito delle “elemosine regie” di Filippo III e Filippo IV di Spagna, iniziarono i lavori per la costruzione della nuova foresteria e dell’infermeria. In attesa della conclusione dei lavori, il santo fu trasferito in una camera che confinava con la sala detta "dell'Albornoz". Umilmente chiese di essere traslocato in una zona più appartata, pertanto il Custode decise che prendesse dimora nella parte riservata una volta ai frati muratori. Era un appartamento semiabbandonato di tre locali ubicato tra il “dormitorio lungo da basso”, oggi detto "salafrate Leone", la sala capitolare detta "del capitolo vecchio” e il noviziato, a ridosso della selva.
La prima stanza sarebbe servita per il fratello religioso che lo assisteva, la seconda come luogo di preghiera e la terza da camera da letto; infine il 24 aprile 1646 fu pronta la cappella privata. L’appartamento fu arredato in modo austero e rispondente alle sue necessità: la camera da letto era costituita da un tavolo con due panche, mentre il letto era composto da tre tavole disposte sopra dei trespoli la cui ruvidezza era appena ammorbidita dalla paglia. D’inverno utilizzava una copertina di lana ruvida in modo tale da ripararsi nelle notti fredde, aveva in un angolo una minuscola cassa per tenere immagini e medaglie tra le quali l’immaginetta con la benedizione di S. Francesco da dare a chi la chiedesse. Infine aveva con sé alcuni libri e il necessario per scrivere qualche lettera: la penna, l’inchiostro e i fogli. Unico ornamento era una croce con gli strumenti della passione che aveva in fondo al letto, mentre a destra di chi entrava si poteva vedere in alto un quadro della Vergine che donava Gesù a san Francesco, dono del pittore Cesare Sermei. Infine non mancava l'immagine della Madonna della Grottella e quella di San Filippo Neri. Davanti all’altare dell’oratorio vi era un inginocchiatoio utilizzato dal santo per le sue lunghe contemplazioni.
S. Giuseppe restò in Assisi fino al 1653, poi fu inviato a Pietrarubbia e a Fossombrone, infine il 9 luglio 1657 giunse ad Osimo, dove trascorse gli ultimi sei anni di vita in completo isolamento e dove morì il 18 settembre 1663.
In memoria del santo il 6 giugno 1772 Clemente XIV concesse ai religiosi che avessero celebrato con fede la via crucis nelle stanze del santo l’indulgenza plenaria, così come è ancora oggi visibile dalla piccola lapide ubicata in una delle stanze:
La Santità di N.S. Clemente XIV
concesse in queste camere
la via crucis con annesse indulgenze
a soli religiosi come per suo rescritto sot(topost)o
il di(e) VI giu(gno) 1772.