L'omelia del Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, durante la Santa Messa del 17 maggio 2020.
"La liturgia della parola di oggi parla più al cuore che alla mente, perché parla di amore.
Quando si parla di amore, ci sta tutto e il contrario di tutto. Attrazione e interesse, ma anche repulsione e avversione; difesa e razionalizzazioni, piuttosto che coinvolgimento e abbandono; confusione e ansia, ma pure apertura e gioia.
I discepoli, che di certo sono affascinati da Gesù e dalle sue parole, non nascondono il loro disorientamento. Alle parole di Gesù, nel brano che abbiamo appena ascoltato, fa eco la reazione di Giuda di Giacomo: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?” Come a dire: tu parli di amore; l’amore tocca la corporeità, la carne e il mondo in cui viviamo pensa e si esprime diversamente circa l’amore! Cosa significa per la nostra esistenza quello che stai dicendo? Come lo raccordiamo con la realtà in cui siamo immersi? Solo dopo la Resurrezione e la Pentecoste si spalancheranno definitivamente le porte dei loro cuori e saranno inebriati dall’amore, che sapranno testimoniare e annunciare senza paura.
E noi, alle parole di Giacomo potremmo aggiungere i nostri dubbi: come lo spieghi agli adolescenti di oggi l’amore di cui ci parli, Gesù? Come dirlo a quelli che non fanno distinzione di identità di genere o a coloro che non comprendono nemmeno il valore della vita nascente? In che modo annunciarlo a chi si fa vanto dell’infedeltà e della promiscuità delle relazioni? E poi siamo in piena pandemia, che ci ha sbattuto in faccia l’assoluta relatività della corporeità, tanto che i morti non hanno ricevuto degna sepoltura. Come si manifesta il tuo amore nella nostra carne mortale?
La questione è enorme. Secondo me, questo è uno dei discorsi più duri di Gesù, simile a quello sull’eucaristia riportato dall’evangelista Giovanni. Un discorso che mette in crisi la nostra intelligenza, la nostra capacità di comprensione.
D’altronde, in amor non v’è certezza. Noi non sappiamo se dietro a una carezza o a un bacio vi è solo tenerezza – pensiamo a Giuda; non possiamo nemmeno essere certi che un dono sia solo un gesto di gratuità – infatti, il giusto scuote le mani per non accettare regali; ancor meno possiamo dare pieno credito al “tvb” – ti voglio bene – o al “like” – mi piace – che con tanta facilità viene dispensato a parole o sui social: che vuol dire? Noi non possiamo nemmeno essere certi di noi stessi in merito all’amore.
Certo, ci aiutano le tutele morali che abbiamo appreso – ti sei comportato bene? –, come pure qualche fissazione – ti sei lavato le mani? –; ancor più sono utili gli schemi di esperienza che ci aiutano nel contenimento e nell’organizzazione delle relazioni, per cui le categorie di genitorialità, sponsalità, fraternità, amicizia, autorità, sudditanza, ecc. ci facilitano nel costruire i rapporti e consentono di dare una forma all’amore attraverso i comportamenti convenzionali che suggeriscono.
Però, l’amore è molto più esigente, più alto e profondo, più ampio e largo: perdonate, amate i nemici, non giudicate, non desiderate, ecc. Sappiamo quali e quante cose si agitano dentro di noi, in pensieri, sentimenti, passioni… Il nostro cuore è un abisso, per di più in gran parte sconosciuto alla nostra ragione.
Per accogliere la parola odierna che, sostanzialmente, verbalizza l’amore, penso sia necessario un esercizio di igienizzazione della mente, abbassando le difese, lasciando cadere le fissazioni, uscendo dagli schemi e sintonizzandosi con il cuore. Ascoltare con il cuore non comporta semplicemente credere a certe cose, a certi fatti o ai ragionamenti sull’amore, ma di cogliere nei fatti, nella parola di Gesù una potenza di vita che ci investe: intimità, profondità e vitalità fanno un tutt’uno. Riascoltiamo Gesù, che dice: “Chi accoglie (letteralmente: ha) i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21). Amarlo e accogliere la sua parola sono sostanzialmente la stessa cosa. Credo che significhi che l’amore non consiste principalmente nel fare o nel dire qualcosa, ma nel custodire un dono, una Parola, il verbo dell’amore.
Così commenta San Francesco, nel capitolo XXII della Regola non bollata: E guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che l’uomo non abbia la sua mente e il cuore rivolti al Signore Dio; e, girandogli intorno, desidera distogliere il cuore dell’uomo con il pretesto di una ricompensa o di un aiuto, e soffocare la parola e i precetti del Signore dalla memoria, e vuole accecare il cuore dell’uomo attraverso gli affari e le preoccupazioni di questo mondo, e abitarvi […] Perciò, tutti noi frati, custodiamo attentamente noi stessi, perché, sotto pretesto di qualche ricompensa o di opera da fare o di un aiuto, non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore. Nel cuore non deve essere trattenuto nulla di questo mondo - potere, prestigio, gloria, superiorità, ecc. - ma solo la parola di Gesù. Solo allora amiamo compiutamente, veramente. La parola di Gesù, Gesù stesso è l’amore del Padre verso tutti. E solo l’amore di Dio è totalmente amore. Ci verrà inviato il Paraclito, colui che sta sempre accanto a noi, presso di noi, perché possiamo custodire la parola di Gesù nel nostro cuore, così che tutto sia mosso da questo amore. Lo Spirito ci è inviato perché i nostri cuori godano del ‘manifestarsi’ della signoria di Dio, perché ogni tipo di situazione o di prova che subiamo non ci svii dall’amore, mai.
Quando Dante al termine della Divina Commedia non gode più della visione che lo aveva introdotto in Paradiso, nel mistero di Dio e della comunione dei santi, scrive: A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ’l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle.
A questo punto alla mia facoltà di percepire le immagini, giunta così in alto, venne a mancare la forza; ma il mio desiderio e la mia volontà erano ormai mossi, come una ruota che si muove di moto uniforme, da quello stesso amore che muove il sole e le altre stelle. Rivolgiamo anche noi ogni nostro desiderio del cuore ad avere in noi lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, così che tutto sia vissuto nell’amore".