Come si giunse alla scoperta del corpo di san Francesco di fr. Felice Autieri - I pellegrini e i turisti che giungono alla basilica di San Francesco non sanno che la sua tomba, dal 1230 fino al 1818, era l’attuale basilica inferiore.
Nel 1818, il Ministro generale fra Giuseppe De Bonis chiese a Pio VII il permesso per procedere al ritrovamento del corpo del santo. Il 6 ottobre 1818, alle tre di notte, fu ripreso lo scavo interrotto nel novembre 1806, dal punto in cui si era fermato quello voluto dal Ministro generale del tempo, fra Nicola Papini. Lo scavo del De Bonis fu più che altro un sondaggio, da cui poter pianificare l’iter dello scavo in base a ciò che sarebbe stato trovato. Stabilito il piano di lavoro, fu deciso di incominciare a scavare di notte a partire dal 21 ottobre, partendo dal pavimento posto sotto il trono pontificio situato nella navata principale della parete meridionale della basilica inferiore, tra il pulpito e l'altare maggiore.
Con i picconi fu creato un cunicolo lungo circa sette metri e, dopo due mesi di lavoro notturno estenuante, si giunse sotto l'altare fino al calcestruzzo che riempiva il loculo-sepolcreto. La buca della nuova galleria di giorno fu coperta con la pedana del trono, in modo da occultare i lavori ai pellegrini che giungevano in basilica. Con il senno del poi, possiamo affermare che il Papini con i lavori del 1806 si tenne troppo in alto, scavando la galleria in modo tale da imbattersi nella colata di calcestruzzo che dal XV secolo ostruiva la parte superiore del sepolcro dove si trovava il sarcofago. In realtà fu costretto a fermarsi non per le difficoltà dello scavo, ma per le difficili vicende politiche del tempo, che portarono nel novembre del 1807 all’occupazione di Napoleone dell’Umbria.
Nel 1818 la situazione politica internazionale era stabile, così erano maturi i tempi per riprendere lo scavo dal punto in cui i lavori si erano arrestati dodici anni prima. Il corridoio realizzato dal Papini era stretto e basso, vi si camminava curvi o a carponi ma giungeva sotto l'altare maggiore. Lì gli operai si imbatterono in un grande masso di calcestruzzo, che venne frantumato per mezzo di “puntuti ferri, pesanti mazze, martelli e picconi”. Il lavoro fu lungo ed estenuante, infatti molti ferri andarono a pezzi ma fu rimosso il calcestruzzo solidificato nel corso dei secoli, così al termine del lavoro gli operai giunsero alle quattro mura del loculo di forma rettangolare. Si era perciò in presenza della “stanza” situata sotto l'altare maggiore, di cui si conosceva l'esistenza dai documenti e dalle miniature dei codici. Dopo questa prima scoperta riaffiorò in tutti il coraggio e la speranza, si continuò a lavorare fino a trovare il corpo del santo.
Ma ora seguiamo la relazione del Custode del Sacro Convento del tempo fra Bonaventura Zabberoni inviata a Pio VII, dove scopriremo notizie davvero interessanti:
Sotto (il loculo di forma rettangolare) si scorsero due grosse sbarre di ferro conficcate nei muri. Poi ancora un'altra pietra anch'essa larga e levigata la quale fu attentamente forata perché i colpi delle mazze e dei picconi segnalavano la presenza immediata di un vuoto. Forata questa terza pietra apparve allora una porzione di grata di ferro. Attraverso i fori fu introdotta una candela appesa ad un filo di ferro e alla luce di essa si potette stentatamente scorgere un “cadavere” (…) sotto esistente, vedendosi benissimo la testa, ed i piedi.
Infine continua lo Zabberoni che, quando fu rimossa la terza pietra di travertino che sovrastava la grata di ferro, il corpo di S. Francesco fu visto intatto ma “al primo contatto dell'aria, le mani poggiate sullo stomaco si abbassarono d'un tratto con tutto lo stomaco stesso”, infine aggiungendo la data: “era il 12 dicembre 1818 alle ore 22”. Ebbene dopo 52 notti di lavoro fu ritrovato il corpo di san Francesco intatto, così qualche mese dopo iniziarono i lavori per la costruzione dell’attuale tomba.